Sydney Pickrem: C’è mondiale e mondiale.

Sydney Pickrem – ph. Team Canada on Twitter

E’ l’ultima gara della seconda giornata, 200 misti, quella che infiamma di piu’ l’arena, c’è lei, c’è l’idolo della folla, Katinka Hoszu, iron lady la donna che vince tanto che gareggia sempre, in questa gara è risultata quasi più umana, ha rinunciato a un 100 dorso, perché forse quella gara la sentiva, davanti al suo pubblico, non voleva regalare nessuna energia, contava un oro lo voleva.

Ma a volte non è tutto raccontare degli idoli, delle persone perfette, a volte ci si può soffermare su alcuni dettagli, su alcuni insuccessi, su piccoli drammi sportivi che possono però segnare una giornata, una manifestazione a volte una carriera, in negativo o in positivo.

Entriamo nella testa di Sydney Pickrem, ragazza canadese, 20 anni, si presenta alla chiamata nel suo splendido parka grigio, con la foglia di acero rossa, fiera di essere li’, non sembra tesa, concentrata, si.

Ha il terzo tempo, si gioca le sue chance, non si pensa possa impensierire Katinka, ha inoltre nel delfino il suo punto debole, e deve sempre impostare le gare al recupero, ma è convinta, la vediamo nel suo momento, quando annunciano il suo nome, e il fumo artificiale la avvolge nel suo ingresso in vasca.

Chissà cosa hai in testa in quei momenti, chissà che mix di gioia orgoglio, ansia tensione ti circonda.

20 anni, una medaglia da giocarsi in poco piu’ di due minuti.

Dopo di lei nel giro di poco lo stadio di Budapest esplode, presentano la Iron Lady e tutto passa nell’oblio, dalle orientali che sembrano uscite da provini per Killi Bill vol4 alla Margalis alla O’connor alla nostra Sydney.

Triplice fischio, fischio lungo si sale sul blocco, silenzio, 8 cuori che battono in tensione, take your marks e inizia l’avventura, inizia la passione, 2 minuti poco piu’, 4 stili da nuotare al massimo, in sequenza.

Sydney a delfino è un pò indietro, come da copione, la Iron Lady a fianco a lei va avanti e guida la gara come tutta una nazione le chiede, le inquadrature sono tutte per lei, soggettive, subacquee dall’alto di fianco.

Ci si gira a dorso e pochi si accorgono che Sydney non si è girata, ha dato un pugno a la piastra, è’ uscita dall’acqua, si è ritirata.

La gara infiamma, Katinka va via, Yui Ohashi fa un mezzo miracolo sportivo rientra le si avvicina, arriva seconda, piange, i cronisti giapponesi impazziscono, piangono anche loro!

L’arena esplode per la vittoria di LEI a e nessuno pensa a Sydney, lei che in meno di 30 secondi si è ritirata, è scappata, è sparita.

C’è mondiale e mondiale.

Forza Sydney!

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