All’indomani dei Campionati Nazionali Assoluti Primaverili, il nome di Alessandra Mao è ormai sulla bocca di tutti. A soli 14 anni ha conquistato il suo primo titolo assoluto nei 200 stile libero, battendo un tempo che riscrive la storia e cancella quello di una certa Diletta Carli, la stessa che anni fa si era messa alle spalle persino Federica Pellegrini. Un’impresa straordinaria, indiscutibile. E, inevitabilmente, è partita l’ondata di commenti, paragoni, analisi al millimetro. Fino al confronto con la Pellegrini: età alla mano (anni, mesi, persino giorni), Alessandra è risultata ancora più precoce.
“Il nuovo prodigio del nuoto italiano”
“La nuova regina delle vasche” ,
“14 anni e l’eredità di Federica Pellegrini”
Queste sono solo 3 delle frasi che intitolavano le testate giornalistiche o le pseudo tali che se prese singolarmente magari non sanno nemmeno la differenza tra vasca da 25 o 50, assurdo.
Ma tutto questo, cosa significa davvero?
Significa aspettative. Tante, forse troppe. Perché se da un lato la giovane Mao ha dichiarato con grande maturità che, nonostante la vittoria, “non cambierà nulla”, dall’altro il palcoscenico si è già alzato. I riflettori sono puntati, i paragoni si sprecano, le prime etichette iniziano ad attaccarsi. E la realtà è una sola: Alessandra ha solo 14 anni.
Le auguriamo il meglio, davvero. Per lei, per la sua famiglia, per i suoi allenatori, per chi ha creduto in lei fin dall’inizio. Ma è proprio in questo momento che serve lucidità. Perché la storia dello sport, e del nuoto in particolare, è già piena di talenti bruciati troppo in fretta. Ragazzi e ragazze che, travolti da aspettative inumane, si sono persi. Alcuni si sono allontanati, altri sono spariti, tanti hanno finito per odiare ciò che amavano di più.
Vogliamo davvero rifare lo stesso errore?
Non basta dire “voliamo basso”. Le pressioni non si cancellano con le parole. Servono contesti sani, educatori attenti, media responsabili. Serve il coraggio di lasciare che una ragazza possa crescere, sbagliare, migliorare. Senza l’ossessione del “nuovo fenomeno”, senza il bisogno di trovare l’erede, senza la fretta di costruire un mito.
Alessandra Mao ha tutto il tempo davanti. Lasciamole il tempo di essere semplicemente Alessandra.