Duke Paoa Kahanamoku morì improvvidamente di infarto nel 1968 quando aveva 77 anni.
Fu un colpo durissimo per gli hawaiani, ma ancor di più per la moglie Nadine che l’accompagnava dappertutto e per i fratelli, che da tempo vivevano come una cosa sola.” Il Duca era il Duca” scrissero i giornali “Come l’Aloha Towers, Diamond Head e la spiaggia di Waikiki non è mai cambiato”. C’era sempre stato, e improvvisamente non c’era più. Il suo fu naturalmente un funerale del mare. Ad accompagnarlo fino alla spiaggia c’erano tutti, amici, parenti, turisti, uomini importanti e tanti signor nessuno. Molti si commossero quando i suoi compagni intonarono per lui “Aloha Oe”, la struggente canzone delle sue isole che dice: “Addio a te, … Un abbraccio affettuoso. Sono partito e fino al nostro prossimo incontro, dolci ricordi torneranno da me… ” Aloha è una parola che ne traduce moltissime. Vuol dire amore, pace, compassione e anche misericordia. Il reverendo Abraham Akaka la pronunciò anche nel suo ultimo saluto: ” Dio è Aloha e Paoa era un uomo di aloha”. Due dozzine di canoe accompagnarono le sue ceneri per essere abbandonate nell’Oceano. Una volta Kahanamoku aveva detto : “Out of Water I’m nothing”, riconoscendo di dovere tutto al mare. Forse non era vero. Forse in lui c’era molto di più di quello che lui ci vedeva: una grandezza umana coperta da una grande umiltà e accompagnata dalla capacità di unire. Ma la sua essenza probabilmente veniva proprio da lì, dall’oceano. Quell’Oceano che in quel momento se lo stava riprendendo.